L'oratorio di S. Martino è sulla sponda sinistra del torrente Prino, al di là del ponte romanico che lo unisce all'abitato di Clavi.
Le Prime indicazioni sulla esistenza dell'oratorio risalgono al 1585-1586 quando il Vescovo Nicolò Mascardi in visita apostolica alla Diocesi di Albenga prende in esame la chiesa parrocchiale di S. Giorgio a Torrazza e i suoi oratori. Cosa interessante è che l'oratorio di S. Martino manca in quell'elenco e compare invece tra quelli di Dolcedo come oratorio campestre in luogo di Torrazza.
In tutta l'altra documentazione, successiva al 1600, l'oratorio risulta invece sotto la parrocchia di S. Giorgio di Torrazza i cui confini, come dice il Sacro e Vago Giardinello, sono verso li Piani sino al mulino dei Letardi escluso, verso Civezza sino alla colla detta Valazza, verso Dolcedo sin al fossato dei Limoni, verso Caramagna Soprana fin sulla costa detta Poggio Brucciato, verso Montegrazie sin alla colla detta Vasia.
In un libro dei conti del 1626 si parla di una ancona (tavola sacra dipinta, di solito in legno di pioppo, sovrapposta all'altare) probabilmente raffigurante S. Martino, per la quale sarebbero state pagate £ 20 di Genoa. Di poco successive sono le visite pastorali di Monsignor Francesco Costa Vescovo di Albenga, che si susseguono abbastanza ravvicinate l'una all'altra.
In quella del 1633 si parla nuovamente dell'icona, si chiede (in latino e pessima grafia) di riempire gli spazi vuoti attorno alla lapide sacra (lastra di marmo rettangolare posta sull'altare) e di eseguire lavori sul... Corpus Oratory e Chorum, ita ut fabrica proportionem habet, et Chorum ipse dealbetur etc. etc. Si annota anche che ... habet in reddito oratorium barrilem unum olei in anno...
Tre anni più tardi, nella visita pastorale del 1636, viene scritto, a proposito dell'oratorio di S. Martino, Confirmamus decretum precedentis... segno che i lavori preventivati nella visita pastorale del 1633 non erano stati eseguiti.
L'elenco dei lavori , redatto nel 1645 in concomitanza con la nuova visita pastorale, prevede ...vacua existentia ante lapialem sacram impleantur ... Icona dealbet ... et cancelli ante fores ligneas ... ut nullus possit ingredi in hoc oratorium ... seguito poi dalla minaccia di interdizione se questi lavori non saranno terminati entro l'anno. Dalla contabilità del massaro dell'anno successivo (1646), si trovano però solo le entrate (elemosine, vendita fichi secchi e caneva (si tratta della canapa allora molto coltivata nella zona) ma non c'è traccia di spese per lavori eseguiti).
Questo inanellarsi di visite pastorali mette in subbuglio la comunità. In un documento del 1645 si ricorda che pur essendo proibito pagare questo tipo di spese i sudditi possano, se vogliono, pagame la metà senza però che diventi obbligo e con la consapevolezza che la concessione possa essere annullata in ogni momento.
Il Sacro e Vago Giardinello , commissionato da Monsignor Francesco Costa Vescovo di Albenga, sembra essere la sintesi di questo lavoro di monitoraggio svolto negli anni precedenti in tutta la Diocesi e l'autore G.A.Panero, a proposito di S. Martino, scrive che ha redditi certi che servono per la riparazione d'esso ed in particoiáre un barrile di oglio annuo. Nel detto oratorio vi è un legato de iure patronato di P. Giorgio Sciorato e vi celebra due messe per redditi di 10 scudi di capitale.
I dati del catasto di Torrazza danno conferma dell'esistenza di terre di proprietà dell'oratorio.
Con la visita pastorale del 1656 si accenna a lavori quali cancelli lignei ed inferriate e non manca l'esortazione a massari e comunità perché intervengano prontamente ma l'esecuzione dei lavori non trova conferma nei conti. Solo nel 1693 compaiono spese per accomodare il Santo Sepolcro (nella settimana santa, ancora negli anni '50 si costruiva un Sepolcro in ongi oratorio, che veniva visitato nella notte del giovedì santo dalle varie confraternite) per lavorare le terre un giorno con i buoi e sei da homo (quelli da donna sono pagati la metà) ed anche £ 5 in moneta di Genova per l'ancona di S. Martino (la tela raffigurante S. Martino posto alla destra della Madonna è ora conservato nell'oratorio di S. Giovanni Battista a Torrazza e sembra essere del '600 e con tracce di un successivo restauro).
Per tutto il periodo 1740-1754 il piccolo libro dei conti ripete sempre le stesse voci: in entrata olive, sansa, fichi secchi in entrata ed in uscita corde per campane e lampioni .... più un libro per la roba di S. Giorgio. Nel @1755 oltre alle solite spese come la cera per le candele comperata dal Priore del S. Rosario (oltre alla Compagnia del SS. Rosario, c'è quella del Carmine, quella del SS. Sacramento, del S. Spirito, dell'Angelo Custode e dei Disciplinati di S. Giovanni Battista) e le messe cantate si parla di quelle per i barconi (balconi) dell'oratorio.
Da quellanno in poi i conti di S. Martino vengono sostituiti, sullo stesso libro, da quelli della Confraternita dei Disciplinati di S. Giovanni Battista che prende in carico la cappella (chiamata anche così nelle indicazioni del catasto).
La Confraternita dei Disciplinati di S. Giovanni Battista è in quel periodo molto influente. Nel suo oratorio si radunavano già nel '600 per le avarie e per salvar li conti di tutta la comunità ed una cassaforte posta nell'oratorio stesso serviva per porvi i documenti più importanti. Alla fine del '700 l'oratorio viene destinato a scuola pubblica nei giorni feriali e per la Congregazione nei giorni festivi.
Del piccolo oratorio non abbiamo trovato più notizie sino al 181 quando il maire di Torrazza informa quello di Porto Maurizio sullo stato di tutti gli oratori.
Dell'oratorio di S. Martino dice che è posto sul fine della borgata inferiore, passato il ponte e sulla piazza d'esso evvi l'ultima casa abbittata. Evvi pure la cappella del signor Niccolò Ferrari posta attigua alla casa abbittata. Gli anziani del posto parlano anche di ruderi ormai scomparsi posti nelle fasce sopra l'oratorio.
L'oratorio viene ristrutturato nell'ottobre dei 1824 anche se già in precedenza ad esempio nel 1818 vi si celebrano messe cantate.
I terreni appartenenti all'oratorio sono affittati e nel 1844 si delibera di darli ancora in locazione per altri 9 anni, anche se il fitto è minimo.
La manomorta fa il suo ingresso nella documentazione nel 1857 e così ogni anno fino al 1868, quando iniziano le pratiche che si concludono nel 1872 con la cessione dell'oratorio di S. Martino allo Stato.
Nel 1928 viene dato un indennizzo per i lavori fatti con il passaggio della linea elettrica (il 19 maggio 1928 il Priore Bracco Lorenzo riceve a nome della amministrazione dell'oratorio £ 400 per comunione di parte del muro di detto oratorio e per infissi nel muro e sul tetto per sostegno pali, fili e reti e servitù di passaggio della linea elettrica) e poi nel 1951 c'è un rimborso per il ripristino della campane asportate nella II guerra mondiale (Regio Decreto del 23 aprile 1942). Sino agli inizi degli anni '60 , la processione dell'ottava del Corpus Domini, arriva sino al piccolo oratorio e in esso a novembre vi si celebra la festa di S. Martino.
Negli anni '70 dall'oratorio ormai in disuso, ma mai ufficialmente sconsacrato, sono stati tolti e portati nell'oratorio di San Giovanni Battista le ultime cose rimaste, tra le quali una tela con San Martino, forse la famosa ancona.
Stralci da una ricerca del Liceo Classico 'E. De Amicis' di Imperia
Il giorno 28 febbraio 2000 in Imperia, con atto notarile, è stato costituito il Comitato per il restauro del Ponte di San Martino in Clavi di Imperia. Il comitato ha tra i suoi progetti anche il restauro della Chiesa di San Martino, attigua al ponte.
Comitato per il restauro del ponte di San Martino in Clavi di Imperia |
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