Torrazza, mille anni di storia

di Orietta Mazzocco But

L'8 aprile 2001, in un bellissimo pomeriggio di sole, Torrazza ha festeggiato l'avvenuto restauro dell'oratorio di san Bernardo. Dopo la presentazione del professor Calzamiglia, che mirava a precisare l'epoca (il terzo decennio del '600) e le ragioni della costruzione dell'oratorio, il parroco, frate Giorgio Maria Michero, ha messo in evidenza la ricchezza del patrimonio del paese nel quale sorgono ben cinque edifici religiosi che coprono mille anni di storia. Numerosissime le persone intervenute, tutti gli abitanti del borgo e molti ospiti trovavano posto nell'oratorio ornato di fiori, sul sagrato erboso e all'ombra degli ulivi, nelle fasce dove erano disposte tavole imbandite di cibi cucinati dalle abilissime donne di Torrazza. Il panorama, allargato a 360°, si dispiegava dai monti al mare, particolarmente dalla sommità della torre antibarbaresca aperta alle visite dal presidente della circoscrizione, Guarise, e dal consigliere Guidi. Penso che, in un'occasione come questa, si sia reso evidente quanto la torre costituisca un'attrattiva per il fascino della sua storia e per la bellezza della struttura architettonica. Nella sala inferiore era stato collocato un televisore per la consultazione del sito web di Torrazza (www.torrazza.8m.com), creato da un giovane informatico, sempre più ricco di immagini e informazioni. La presenza di numerosi rappresentanti delle istituzioni provinciali e comunali e in particolare dell'avv. Boscetto, presidente uscente della Provincia, ha testimoniato l'interesse per le iniziative che mirano a valorizzare l'entroterra, vero patrimonio storico, artistico e paesaggistico, che a volte nemmeno gli imperiesi conoscono con la consapevolezza di possedere un grande tesoro da difendere e conservare per le generazioni future. La torre antibarbaresca, restaurata nel 1993, e l'oratorio che sorge a pochi metri, riportato alla sua dignità grazie al finanziamento della Carige, sono le prime due tappe di un itinerario che percorre Torrazza dal suo culmine, la torre appunto, al suo punto più basso, sul Prino, a Clavi, con il ponte medievale e l'oratorio di San Martino.

È un itinerario culturale che, in un chilometro circa di mulattiere ancor oggi percorribili da chi ama camminare, presenta edifici importanti nella vita passata e presente del paese, costruiti nel corso di un intero millennio. Il primo a sorgere fu la chiesa di San Giorgio, romanica, consacrata nel 1001, all'alba del secondo millennio. L'abside, perfetta nell'eleganza severa addolcita dal caldo colore della pietra, risale al XIII secolo, ma sono evidenti i segni di una chiesa più antica, a un livello più basso di quella attuale.

Accanto sorgeva un piccolo monastero benedettino(la dedicazione a San Giorgio può nascere dalla medesima provenienza dalla gensAnicia del santo e del fondatore dell'ordine). Due secoli dopo il ponte in conci ben squadrati che formano due arcate. Ha resistito fino ad oggi alla forza del Prino, con a fianco l'oratorio coevo, dedicato al santo protettore dei pellegrini, San Martino. La presenza di un simile manufatto indica l'esistenza di una importante rete viaria, medievale, se non romana. E poi fu costruita la torre del XVI secolo, per difendere la popolazione dagli attacchi devastanti dei corsari barbareschi che tanto terrore seminarono per due secoli nelle vallate. San Gottardo dal 1547 domina il borgo arroccato sulla collina, ricco di stucchi e affreschi del '700 e di un bell'organo Agati ottocentesco. Poco più sotto, sull'omonima piazzetta, l'oratorio di San Giovanni, edificato nel Seicento e ampliato nel Settecento, contiene arredi sacri preziosi. La Confraternita, ancor oggi esistente, caratteristica per gli abiti e i cappucci bianchi, godeva di tale stima che i documenti dell'antico Terziere venivano conservati in una cassa murata a fianco dell'altare. Nella stessa piazzetta sorge l'edificio dell'antico Comune che reca sulla facciata la meridiana e lo stemma raffigurante la torre e San Giorgio tra fronde d'olivo. Al primo piano c'è ancora l'antico forno dove a turno le famiglie cuocevano il pane.

Sono principalmente edifici che esprimono la devozione degli abitanti e di coloro che qui transitavano nei secoli passati diretti nei luoghi santi della cristianità, la Palestina, Santiago di Compostela, Roma, trovando ospitalità nelle strutture predisposte dagli ordini religiosi e cavallereschi, ma anche costruzioni difensive o civili. Di solito si pensa a un passato di paesi chiusi in se stessi, privi di collegamento col resto del mondo, ma quelli che sorgevano sulle vie dei pellegrinaggi e delle rotte mercantili videro, nei secoli, transitare uomini e donne portatori di ansie mondane e spirituali e maturarono il senso dell'accoglienza. Oggi non passano più per queste vie i mercanti con i muli carichi di basti, diretti ai monti e al mare, né i pellegrini, ma passano, o meglio passeranno, se gliene offriremo l'opportunità, i turisti italiani e stranieri.

Il turista esigente è, a ben vedere, il pellegrino dei giorni nostri: cerca serenità, cultura, nutrimento per lo spirito, contatti umani, cerca, non bisogna dimenticarlo, lo specifico di un luogo: qui i muri a secco, gli ulivi, i segni della storia, le atmosfere. E tutto questo c'è ancora, purché lo si salvi dall'aggressione incontrollata di costruzioni che, per le dimensioni o l'impatto ambientale, distruggerebbero il paesaggio.

Dal ponte una mulattiera saliva alla colla, scendeva a Caramagna, risaliva a Montegrazie. Si potrebbe in parte riportarla alla luce, come l'altra che portava a Dolcedo, e offrirebbe un allettante percorso per chi ama camminare nella natura. In quest'opera di pulizia e di ripristino si impegneranno gli studenti del Liceo classico e scientifico, che hanno adottato il ponte e l'oratorio. L'amministrazione comunale (e in particolare l'assessore dell'ambiente Donato) ha avviato la progettazione dell'itinerario che ho sopra descritto dalla torre al ponte di Clavi. Quest'iniziativa permetterà di valorizzare la torre, che non è mai stata utilizzata né per visite né per manifestazioni, e di evidenziare la necessità di restauro del ponte e dell'oratorio di San Martino.

La realizzazione dell'itinerario culturale, inoltre, avrebbe il risultato di riqualificare il patrimonio monumentale di Torrazza, che ha il suo fulcro nella parrocchiale di San Giorgio, di cui in questo 2001 ricorre il millenario, e alla quale sarà dedicato un intero anno giubilare.

La politica di valorizzazione delle frazioni è una scelta lungimirante: per la città, le frazioni sono le gemme intatte, di cui ornarsi, i luoghi in cui la peculiarità ligure persiste più che sulla costa eccessivamente urbanizzata. Con questa politica, Imperia salverebbe i suoi gioielli più preziosi, ai quali va l'amore di tanti liguri o ospiti italiani e stranieri. A questo riguardo, l'attenzione della scuola è importantissima come quella delle associazioni che si propongono di fare conoscere il patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese, perché possa essere amato e quindi tutelato. La conoscenza di quella grande ricchezza, che è il patrimonio ereditato attraverso i secoli, è anche la premessa indispensabile per creare forze capaci di operare nell'ambito del turismo culturale, setto­re nevralgico dell'economia italiana.

Tratto da IMPERIA NEW MAGAZINE maggio/giugno 2001


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